13 gen 2009

Credere o non credere

Amletici dubbi posti da cartelloni pubblicitari apparsi in giro per varie città europee in questi giorni.
Qualche gruppo di atei si è comprato un po' di pubblicità, presto scimmiottati da alcune indispettite associazioni cattoliche.
E già, con la crisi economica, gli scioperi, milioni di posti di lavoro persi o a rischio, la solita crisi mediorientale, la guerra del gas.. questi sono i problemi di cui (pre)occuparsi e dei quali parlare al telegiornale (mi fermo: è un altro discorso ed una differente polemica).
Nonostante sia convinto che tutti dovrebbero godere dell'assoluta libertà di opinione e parola in merito, penso sarebbe opportuno vivere la propria religiosità a livello meno apparente e più interiore.
Anche volendola vedere solo a livello opportunistico, staremmo semplicemente molto molto meglio, evitando inutili contrasti.
Purtroppo ed evidentemente è, al contrario, tipico della natura umana tentare sempre la via del proselitismo.
Se gli spot pro ateismo possono almeno suonare spiritosi, la patetica risposta sa tanto di una poco felice manovra di marketing. Cosa che continua a sembrarmi strana, data la millenaria esperienza che
the Vatican dovrebbe aver accumulato in materia..
Il Cristianesimo è stato, almeno nei suoi primi anni di vita, un movimento sicuramente rivoluzionario, che, nel bene e nel male ha cambiato non solo l'Europa, ma il mondo intero. Nel farlo ha però perso, a mio parere completamente, qualsiasi spinta positiva, trasformandosi invece nella peggiore forza reazionaria (comunismo escluso).
Paura, potere, ignoranza.. sono sicuramente molte le concause di questa triste involuzione. Un vero spreco, indipendentemente da come la si veda e da cosa si creda.